La squadra diretta da Simone Inzaghi si è aggiudicata il ventesimo scudetto con quattro giornate di anticipo grazie alla vittoria col Milan per dure reti a uno. Un campionato, quello che si avvia a concludersi, che ha visto sempre l’Inter in situazioni di comando con una sola sconfitta e una leggera flessione all’ottava giornata dove il Milan aveva acquisito temporaneamente il primato. In tutto il resto della disputa nelle trentasei giornate agonistiche del campionato, non c’è mai stata storia per nessuno. L’Inter ha imposto un gioco nuovo. Seguendo lo schema del 3 – 5 -2 non ha mai derogato, se non per piccoli adattamenti, da questa forma dimostrando che anche in Italia si può vincere, convincere, divertire, evitando di imporre moduli difensivi dove il reparto tiene a proteggere stanzialmente la porta. Il dato eccezionale per il campionato italiano, dimostrato da questa Inter, consiste nell’estrema mobilità di ciascun giocatore. Si sono visti gli attaccanti fare lavoro di raccordo a tutto centrocampo, i difensori spingersi in avanti, proporsi a sorpresa sulle fasce, chiedere e ottenere la triangolazione per correre verso la porta avversaria. Allo stesso modo il lavoro infaticabile dei centrocampisti impegnati a tutto campo per tutti i minuti della partita, sempre, con l’eccezione di qualche sovrapposizione dalla panchina – Ed è inevitabile, data l’alta dose di adrenalina di fatica accumulata per sostenere un ruolo di questo tipo – La vittoria indiscutibile di questa stagione cancella il velo depressivo lasciato due anni fa quando, per una svista grave nella partita col Bologna e una sconfitta rocambolesca col Milan, gli interisti si sono visti superare a fine stagione. Una macchia totalmente cancellata in seguito grazie alle sei vittorie consecutive negli incontri tra le due squadre negli ultimi due anni. Ma soprattutto grazie alla sonora sconfitta di andata dove con l’Inter si è vista per la prima volta in Italia una squadra in grado di scambiare al volo di prima, arrivare davanti alla porta avversaria con estrema scioltezza e con altrettanta apparente facilità arrivare in gol. In molti hanno paragonato la dimensione agonistica di questa Inter all’Olanda di Cruyff. Ed a ragione. Un ritmo incalzante che però a febbraio mostrava qualche segno di crisi. Dalle fasce non sorgeva quel batti e ribatti in grado di fornire spunti e cross per i giocatori impegnati all’inserimento. Ed a questo ruolo non erano deputati solo gli attaccanti, qualsiasi elemento del gioco era in gioco per una turnazione a rombo in grado di proporlo davanti alla porta avversaria. A questo punto si dovrebbe tessere l’elogio uno per uno dei protagonisti sul campo ma si rischierebbe di cadere in spiacevoli involontarie omissioni. Mai come questa volta, mai così tanto nella storia dell’Inter, si è trattato di una vittoria della squadra, di un trionfo pieno, meritato e meditato. Sì, perché per arrivare senza rischi a questa meta probabilmente si sono persi per strada altri obiettivi della stagione che erano a portata di mano ma avrebbero fatto perdere troppe tossine creando troppo affaticamento. La sensazione di facilità e di gioia impressa ai suoi spettatori è stata il regalo più grande di questa stagione a cui i tifosi storici, e quelli che verranno dopo questa impresa, saranno legati per sempre.
Inno alla gioia. Una parte della formula vincente, per me, é nel gruppo di ragazzi e nella gioia e amicizia che trasmettono. Basta vedere gli scherzi che si fanno di continuo, anche dentro il campo, le smorfie di Barella… quando fanno un gol é una piccola festa di gruppo, dove c’entrano anche gli “escliusi”, come Sanchez o Arnautovic… Chissà quanto a lungo riusciranno a mantenere questa freschezza quasi infantile? P.S. 1 Al Milan va il grande rimprovero di aver cacciato Maldini (Pioli, purtroppo, accondiscendente) e, nonostante 80 milioni di € regalati dal “pacco” Tonali, non aver creato niente altro che una collezione di promesse… P.S. 2 La Juve (voce dell’addetto stampa Tuttosport) non riesce ancora a girarsi in avanti, sempre a rivangare il passato e i “poteri forti” (Var, Marotta…), qualcuno gli faccia sapere che cominciano ad annoiare anzichenò!