Sarà la manifestazione per la fine della guerra più delicata perché un’altra guerra, quella attuale, duri senza soluzione. IL 10 maggio a Mosca si celebra l’ottantesimo anniversario per la vittoria dell’esercito sovietico con la Germania nazista. Quindi la vittoria finale nella Seconda Guerra Mondiale. Un evento in cui è evidente la portata storica e di cui, essendo ricorrenza tonda, le autorità russe vogliono fare grande sfoggio nel mondo. Ed è per questo che sono state invitate e ci saranno le massime autorità dei paesi alleati o in procinto di esserlo. Cina, Brasile, Kazakistan, la Bielorussia, Cuba e il Venezuela, saranno presenti alla parata.
Ed è per assicurarsi tranquillità nello svolgimento che Putin aveva offerto la possibilità all’Ucraina di sospendere le ostilità. Ma per i soli tre giorni della parata militare. Una misura del tutto insufficiente per Zelensky che da tempo chiedeva una pausa e per necessità del suo popolo, però più prolungata.
Richiesta respinta. Si offrono soli quei giorni che servono alla Russia per fare la festa. È chiaro che Zelensky non è contento del comportamento padronale di Putin e si libera da ogni impegno nei comportamenti militari di quei giorni. La cosa è suonata come una provocazione oppure come avvertimento cameratesco, del tipo: “dormi preoccupato”.
Zelensky in effetti si è limitato a dire: “non garantisco la sicurezza dei leader alla parata di Mosca”. Come a sancire in modo chiaro e netto di non aver firmato alcun accordo. Quindi, a latere, il messaggio per cui: ‘non ci si accorda in modo del tutto innaturale, debbono essere contente entrambe le due parti’.
La massima che se ne trae è che la condivisione per la fine di una guerra non riesce a scongiurarne un’altra, tremendamente attuale.