A dimostrare l’impensabile equazione è Coldiretti. La dimostrazione la dà la chiave empirica e le attestazioni degli ultimi giorni in cui innegabilmente si è alzata la temperatura. E “con le alte temperature le mucche mangiano meno e bevono molto, producendo così meno latte”.
In sostanza c’è maggiore bisogno di apporto di acqua andando a intaccare le giacenze. Ma è proprio qui che scatta l’allarme vero. Gli invasi deficitano di acqua pari a cento-sessantaquattro milioni di metri cubi.
In termini numerici l’ammanco dalla produzione standard è del dieci per cento. Ma in alcune fattorie si tocca anche il quindici per cento. Un livello di produttività chiesto alle mucche per il quale loro potrebbero rivendicare non esserci accordi preventivi in contratto. Ma la natura regolatoria e classificatoria dell’umanità guarda alla ripetizione del dato preventivato. Si potrà dire che anche il caldo era preventivato ma non la conseguente diminuzione di produzione di latte.
E tenendolo in bilancio per la stagione erano state prese contromisure rivelate non sufficienti. “Sono le contromisure anti afa scattate nelle fattorie – spiega Coldiretti attraverso l’ANSA – Per aiutare gli animali a fronteggiare la morsa del caldo, infatti, nelle stalle sono in funzione a pieno ritmo ventilatori e doccette refrigeranti, mentre i pasti sono integrati con sali minerali e potassio, e vengono somministrati un po’ per volta per aiutare le mucche a nutrirsi al meglio senza appesantirsi”.
La falcidia del caldo che arriva puntuale, diversamente dalla peste, riesce a trovare sostanzialmente impreparati anche nelle colture di ortaggi e frutta. In questo caso però è dovuto anche alla difficoltà nelle operazioni di raccolta. Nel torinese si è teso a creare ombra artificiosa con dei teloni. Obiettivo: salvare la frutta. La Toscana ha dovuto riscontrare come rifiuti centinaia di chili di meloni rimasti “bruciati”. E si alza un grido di allarme per gli altri frutti tipicamente estivi: susine, pesche, pomodori e melanzane. In allarme, quindi massima attenzione, per girasole mais in Umbria. Uova, latte e miele a rischio per la Puglia.
Rituale tra poco la richiesta comune di sprecare il meno possibile da parte di ciascuno. E attestata la carenza del bene idrico fondamentale e di quanto sia prevedibile in certe fasi dell’anno certe misure dovrebbero esser date per legge non solo per allarme.