The Donald comunica solo con la sua emittente personale: Truth. E di solito è per fare sparate sul mondo. Adesso però anticipa quel che farà e cioè parlare con Putin.
Dopo di che parlerà con Zelensky. Stavolta a dirlo però è il Financial Times. IL ragazzo si lamenta perché dalle parti sue dove si fa la guerra vera, non quella delle dichiarazioni, non arrivano più armi. Se c’è disimpegno totale dagli States almeno si dica. L’ex attore dovrebbe provvedere a gestire in prima persona la trattativa.
Ma, ci si immagina, che The Donald non può parlare serenamente con Putin se al dittatore russo risulta la recente spedizione di armi. Che fai? Prima me spari e poi me parli? – potrebbe dire il dittatore russo.
Ma se è vero, come è vero, che un diplomatico degli Stati Uniti ha rilasciato una dichiarazione per cui “gli Stati Uniti sono ancora in piena fase di definizione del modo migliore per supportare la difesa ucraina” e se come è stato detto a più riprese da vari esponenti europei in questa difesa c’è anche tutta l’Unione, bisognerà fare i conti anche con Orban.
” Devono capire che l’Ungheria, per ragioni fondamentali e strategiche, non sostiene l’adesione dell’Ucraina all’Ue. Non vogliamo la guerra e non permetteremo la distruzione dell’economia europea, compresa quella ungherese”. Spiega Viktor Orban così come riportato dall’Ansa.
Nel frattempo, anche se non fa più notizia, continuano gli attacchi dell’esercito russo in Ucraina. È stato infatti lanciato un un missile balistico su Odessa. Sono morte due persone, più tre feriti per questo lancio offensivo arrivato dal cielo che dovrebbe essere vietato come l’uso dei missili balistici a grappolo.
Dagli Stati Uniti, invece, altri missili destinati all’Ucraina sono stati fermati in Polonia (lo scrive il Wall Street Journal).
Un dare ed avere in termini attacchi militari che continua nell’apparente chiusura dei conti. Ed è chiaro che le due teste di questa ragioneria si debbono parlare per accordarsi meglio o definitivamente.