
Il 4 luglio risponde alla data di nascita di Giuseppe Garibaldi. Una commemorazione così attenta sarebbe un eccesso a livello nazionale, anche se ” l’Eroe ” sicuramente lo avrebbe meritato. A lui si ascrivono res gestae di incredibile eroismo e la dedizione alla mazziniana causa della libertà di un popolo libero, in libero stato, in una repubblica autodeterminantesi. Garibaldi dette vita alla Repubblica Romana del 1849 che formulò uno Statuto assai più avanzato della attuale Costituzione. Garibaldi è ricordato in molti luoghi dell’America del Sud. A Garibaldi è dedicata ogni piazza di ciascuna delle nostre città. Eppure pare ancora che la grandezza del mito sfugga alla precisa e profonda considerazione della Storia.
A Mentana si prova sommessamente a riparare per questo grave vulnus. Quasi che l’ideologia italiana debba continuare a riconoscersi negli abili mediatori e creatori compromessi (personalità diversamente stimabili) e non nei veri vincenti. È come se la dimensione dell’eroismo puro, vero, autentico, tocchi la cattiva coscienza di chi si sente sostanzialmente intrallazone.
A Mentana, nell’incontro organizzato dall’avvocato Francesco Petrocchi con l’associazione Spirito Libero, si vuole recuperare tanto tempo perso.
Sì, perché non tutti conoscono i fatti dell’impresa di Mentana del 1867. Garibaldi, infischiandosene dei miti consigli, partì con un battaglione di camice rosse per entrare a Roma nell’asse Nord. Accordi modificati o promesse non mantenute vollero che l’asse della protezione esterna fosse modificato: Garibaldi si trovò davanti l’esercito francese in grande assetto. Si ponevano come argine insuperabile ai suoi sparuti volontari. Nondimeno dalle campagne continuavano ad arrivare tanti giovani desiderosi di combattere per l’Italia unita che avevano sognato. Davanti allo schieramento francese con quella portata non c’era però nulla da fare. I primi scontri armati parlavano chiaro. Dicevano di quella presenza militare che non intendeva recedere. Anche la longa manus dei Savoia si era totalmente ritirata.
Garibaldi e i suoi soldati erano soli. Ad un certo punto cavalcando il suo destriero “L’Eroe” puntò lo stesso il nemico gridando: “soldati venite a me! Non volete morire per la nostra Italia?” Pare l’esercito francese rispettando la bellezza del gesto si aprì evitando di far fuoco.
Sono episodi che dimostrano – e purtroppo ce n’è bisogno – della dedizione totale di questo uomo alla nobile causa della sua patria. A Mentana, quindi, si potrebbe partire per recuperare appieno la grandezza di questo protagonista della Storia.
Gli interventi del presidente della Commissione parlamentare Federico Mollicone e della senatrice Lavinia Mannuini lasciano sperare che l’inizio di questa avventura di recepimento di un caposaldo della nostra Storia possa avere inizio.