A distanza di quarantacinque anni è significazionalmente giusto ricordare un capito della nostra Storia riguardante anche i nostri giorni e il nostro dibattito. Ma non solo per questo. Gli strascichi di procedure, inchieste, incriminazioni ha seguito il lungo corso che accompagnano sempre il mistero di questi eventi. Perché che senso aveva quella bomba? Perché la creazione di tanto dolore? Perché Bologna? Quale senso di intimidazione alla società si voleva creare? Oppure la solita spinta a una reazione uguale e repressiva che restringesse le libertà di ciascuno? E a quale scopo… Il soggetto identitario di sinistra rappresentato dal Partito Comunista iniziava a volgere un declino. Quei terribili anni di Piombo sembravamo esserseli lasciati alle spalle e invece ritornava potente una spirale di violenza il cui risultato sarebbe stato quello di frenare l’avanzata dei grandi soggetti sociali. E Bologna in tal senso ne rappresentava l’emblema.
Ma non può esserci nessun progetto lucido in questi disegni criminali le cui definizioni politiche appaiono del tutto poco chiare. Tanto che neanche le inchieste giudiziarie con l’individuazione dei colpevoli riescono a dire qualcosa di meglio o di più in termini della logica azione e reazione di cui si intendeva determinare la dinamica.
Lo scorso primo luglio arriva l’ergastolo per Paolo Bellini. Si tratta di un ex militante di Avanguardia Nazionale con militanza anche nella ‘Ndrangheta. Bellini Tornato nel 2021 nelle aule giudiziarie come “il quinto” esecutore della strage. Aveva come solidale l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel (condannato per depistaggio in via definitiva a sei anni), e per falsa testimonianza Domenico Catracchia per false informazioni ai PM (quattro anni).
E sebbene si insista nel dire che ad oggi quanto la realtà sia più chiara altrettanto non si può dire per la verità. Reali, realissimi furono le vittime. Altrettanto reale la spirale di violenza teorica e praticata in certi settori della politica, sia quella estremistica propriamente detta, sia quella di diverso tipo che giocava con gli altri estremismi per trarne vantaggio attraverso l’autorappresentazione di forza di rifugio a tanta barbarie.
Nel 1995 arrivarono le sentenze della Cassazione per Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. I fascisti erano gli esecutori materiali ma la P2 era il mandante con i servizi segreti a fare da copertura. A Fioravanti e Mambro si aggiunse nella conta dei colpevoli esecutori materiali anche Luigi Ciavardini che al tempo aveva appena diciassette anni. A loro si è aggiunto anche per favoreggiamento Gilberto Cavallini avendo dato supporto logistico. Cavallini è stato imputato nel 2018. La sentenza in Cassazione è arrivata nel gennaio 2025.
Tutto questo per dire che la vicenda ha un ritorno di dolore nel tempo non solo per motivi di memoria e di ferite ancora aperte bensì anche per le procedure giudiziarie aventi portato la questione al centro degli interessi di cronaca negli anni a venire.
Oltre l’esecrazione automatica si dovrebbe riflettere sull’insegnamento arrivato da quegli anni, da queste vicende. Ma il problema è che non porterebbero a visioni pacifiche o distensive sulle follie a cui arriva l’applicazione di logiche tese a imprimere reazioni auspicate.