Nella cultura del nostro tempo si è passati dall’orrore per il vuoto alla seduzione del suo ambito, forse perché c’è il preteso nascondimento di qualcosa di ancora celato. Molto più spesso invece trattasi di una dimensione perfettamente coerente a sé stessa. Il vuoto è vuoto. Ma a ben guardare la condizione in sé appare meno fascinosa di quanto ogni saggista o creatore di immagini potrebbe proporre. Perché la questione del vuoto si traduce in un fraintendimento clamoroso. Da una parte con vuoto si vuole inconsapevolmente prospettare una dimensione, questa sì angosciosa, del nulla. Dall’altra parte questo vuoto si traduce in apparenza del vuoto perché andando a ben guardare è assai pieno: microparticelle, quark, micro-organismi e altri ben fulgidi rappresentanti dell’infinitamente piccolo. L’autore si immerge pienamente in questa dinamica e si divisa in ogni dimensione concettuale. Tanto che in luogo di uno strumento di riflessione e riesame critico, la scrittura saggistica appare una sorta di vademecum per piccole cognizioni di cultura generale. Va detto che se l’esperimento riesce perfettamente nello stile divulgativo delle più attuali scienze fisiche assai meno gli riesce agli esordi quando tratta degli albori del pensiero e della speculazione umana. Ai grandi classici ridotti un po’ a macchietta di loro stessi si definisce una sorte ingenerosa per loro stessi. E non salva l’autore che è ben dentro alte questioni del bosone di Higgs l’avere avuto frequentazione con Emanuele Severino, come racconta in conclusione al testo. In alcuni casi si dovrebbe segnare con la penna rossa indicazioni come quella di un Nietzsche entusiasta propugnatore del nulla per la sua fiducia nella scienza (pag. 71). Può apparire come grande ispirazione Leopardi visto come grande iniziatore per aver guardato l’abisso e aver trovato un “solido nulla” (pag. 63). Non si può perdonare però che se proprio si voleva fare un omaggio o un dileggio all’investigazione filosofica che oggi appare remota si poteva menzionare Hegel che ritiene di aver scoperto in Parmenide il fatto di tematizzare nell’Essere piuttosto invece il Nulla. Perché al nulla in definitiva si riduce l’essere essendo il concetto di esistenza piena rispondente a un puro nulla. La rivoluzione e la grande incomprensione della tradizione filosofica deriva tutta da lì e più esattamente dalla cattiva lettura del decimo paragrafo del Parmenide scritto da Platone. ( … ).
Ma tutte queste resteranno parole a vuoto. O meglio, saranno esse stesse equiparabili al puro nulla quando a imperare totalmente saranno i concetti sui quali affonda assai meglio l’autore.
L’utilità di avere la sintesi di tanta teoria della Fisica appare comunque di grande supporto alla conoscenza.
( Guido Tonelli, L’Eleganza del Vuoto, ed. Feltrinelli aprile 2025, pagg. 185, euro 18)