Soddisfatto probabilmente l’esercito dei pronostici sbagliati. Al suo rientro l’altoatesino non poteva fare l’impresa ed a Roma esce battuto da Alcaraz. Nella prospettiva che il giornalismo sportivo non si traduca in tifo inopportuno a sua volta portatore di malasorte, il finale agli Internazionali di Roma ( 6-7, 1-6, Jannik ) era al rientro dopo tre mesi di stop.
Sinner però come tutti sanno era al rientro nel Masters 1000 di Roma, Alcaraz sale ad essere il numero due nel mondo ma è in vantaggio negli scontri diretti.
Cambia nulla o poco nel ranking della classifica internazionale che piace molto ai livellatori frequentatori di questo sport classista. Cambia molto per le fideistiche aspettative degli italiani sempre protesi a legarsi a un modello vincente in mancanza di alternative in altri contesti.
L’elemento della sconfitta di Sinner ora dovrà essere gestito dai più che l’hanno idolatrato senza corrispettive. Sinner non alimenta passioni patriottiche. Si pone come un alto atesino e solo da poco nelle dichiarazioni, forse perché fortemente spinto, dice qualche volta “Italia”. All’incontro ufficiale della rappresentativa italiana del Tennis con il Presidente della repubblica lui non c’era. Una mancanza che la stampa ha evitato di sottolineare o stigmatizzare. E non possono entrare le ragioni della sua squalifica, anche un verdetto a sfavore dato da qualsiasi magistratura non cancella il giudicato dal diritto di presenziare manifestazioni di rilevanza pubblica riguardanti la sua stessa compagine.
Lo scarto tra i due si rileva proprio nella soluzione per il match, quando Carlos serve. C’è il rovescio in rete dell’altoatesino, ma poi sbaglia anche una risposta di dritto steccandola. Anche Alcaraz sbaglia ma lo fa meno volte di Sinner. E probabilmente la chiave di questo sport sta nella limitazione degli sbagli. Sinner si procura due match point ma manca l’appuntamento. Roma non è la sua città.