Dopo le tre pappine con la Norvegia chiaramente è l’allenatore a preparare le valige per primo. Poi dovrebbero seguire altri provvedimenti affinché sia seria la svolta per un tentativo disperato di evitare il terzo Mondiale di calcio senza nazionale italiana.
Luciano Spalletti ha abbassato le penne smettendo di fare il solito primo della classe che prende a pretesto i microfoni attenti alle sue dichiarazioni per prendersela con questo o con quello. Ma una ripetizione a questo comportamento conosciuto in effetti si concretizza ancora.
Adesso se la prende col presidente Gravina. In effetti se Spalletti effettivamente dovesse fare le valige sarebbe ancor più inspiegabile il fatto che Gravina resti presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio dietro la laconica dichiarazione: “non mi dimetto”. E dovrebbe invece. Le sue res gestae non le ricorderà nessuno, tranne qualche appassionato di dietrologia calcistica. Ma su questo traseat.
Tornando Spalletti le sue parole richiamano in altri termini il destino cinico e baro. Ha detto e riportato dall’Ansa: “Ieri sera siamo stati insieme un bel po’ con il presidente Gravina, e mi ha comunicato che sarò sollevato all’incarico. Io non avrei mollato, ma esonero è per cui devo prenderne atto”.
Quindi porta la Nazionale contro la Moldova e poi si troverà il modo di risolvere il contratto. E se Spalletti portasse al nuovo incontro di soluzione del contratto una goleada e il rinnovo di riaccendersi di speranze per la partecipazione della nostra nazionale al Mondiale? Chi avrebbe allora il coraggio di ricominciare daccapo con un altro prescelto chiamato in pochi giorni a fare il miracolo? Chi potrebbe accettare una proposta così poco seria? Solo chi non ha nulla da dimostrare.