Il coraggio uno se non ce l’ha non se lo può dare. Come diceva il famoso commento manzoniano alla descrizione di quanto avveniva nella mente di Don Abbondio nel trattare il problema dei due promessi sposi con Don Rodrigo.
I contendenti totalmente diversi in questa narrazione riguardante l’attuale ma identicamente è la delineazione della ragione e del torto. Un popolo che vuole seguire dopo secoli la sua vocazione e il suo vicino potente che glielo impedisce perché sarebbe per lui una diminuzione di prestigio.
In queste palesi storture della vita sociale la Chiesa deve sapere da che parte stare. E lo sa. Ma nella Storia non tutti i pontefici hanno espresso a chiare lettere il loro impegno e si sono messi a disposizione per dirimere un contenzioso facendosi garante di rappresentare una visione extra partes.
Chi meglio di Santa Madre Chiesa? Ma a determinarsi con questa chiara incisività proponendo se stesso e le sue sedi come questo terreno di mediazione da trovare è Leone XIV.
Il Papa ha incontrato Zelensky a Castel Gandolfo. Trenta minuti di colloquio. Non lo ha ricevuto per le scale o alla spicciolata perché doveva tenere gli equilibri con gli aggressori. I meriti di un paese che resiste per salvaguardare la propria indipendenza sono chiari. E così anche i loro bisogni di autodeterminarsi.
La Chiesa non può pontificare a vuoto girandosi di fatto dall’altra parte come è stato finora sostenuto. La posizione di Leone XIV è radicalmente diversa.
Zelensky sempre in mimetica: divisa d’ordinanza, abbigliamento dal grande valore simbolico per evidenziare come i suoi giri non siano passeggiate salutari ma esortazioni al mondo per chiedere aiuto.
“Il Papa ha riaffermato la disponibilità ad accogliere in Vaticano i Rappresentanti di Russia e Ucraina per i negoziati”. A dirlo la nota vaticana evidenziata anche dall’Ansa. E sempre l’esaltazione della figura del dialogo: “come via privilegiata per porre fine alle ostilità ”.
La nota vaticana conclude: “il Papa ha espresso dolore per le vittime e rinnovato la preghiera e la vicinanza al popolo ucraino, incoraggiando ogni sforzo volto alla liberazione dei prigionieri e alla ricerca di soluzioni condivise”. Incoraggiare ogni sforzo per liberare i prigionieri significa trovare la distensione e il riconoscimento dell’invasore verso il popolo avente diritto di difendersi contro l’aggressione militare.
Nel frattempo l’ibris di Trump che si sente offeso dalle sottigliezze di Putin e annuncia nuove armi. Consiste in un altro linguaggio per un altro contesto quello tra potenze che dovrebbero parlare la stessa lingua e intendersi almeno nella stessa pertinace logica tesa al controllo internazionale. Pare invece che questo piano sia esaurito.
E sarebbe bello se invece potesse essere interpretato dal potere della mediazione come valore assoluto.