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Un servizio Rai che offre l’evidenza di una realtà diversa da quella della vulgata più sentita in questi mesi non è preso come elemento di contraddizione a quanto finora è stato detto. Viene invece etichettato come propaganda. Eppure il servizio mostra alcune evidenze.

Lo ha proposto in trasmissione Giovan Battista Brunori che da mesi ci informa sulle novità in Medio Oriente dalla postazione speciale dell’inviato che vede e descrive quanto ha recepito facendosi aiutare da immagini e riprese dell’area di guerra.

Subito si è scatenato un autentico flagello nei confronti del cronista per una evidenza che contraddice quanto si è sempre creduto. Non è l’esercito israeliano – secondo quanto dimostrato nel servizio televisivo – a impedire l’ingresso di aiuti alimentari tra i profughi della Striscia di Gaza, bensì l’Onu che da mesi li tiene accatastati e non se ne capisce il motivo.

Non scatta l’indignazione per la diversa versione e la richiesta di una ricerca in grado di dare una visione veridica di quanto sta avvenendo. Si accusa lo stesso Brunori di faziosità per ragioni impossibili da spiegare. È stato fatto in interrogazioni parlamentari e in polemiche pubblicate su diversi notiziari.

Il dato, al di là dell’effettiva conoscenza sullo stato di cose, evidenzia la tendenza generale che deve allarmare tutti. Anche al di là del fatto in sé. Non conta la conoscenza effettiva di quanto accade, ma la versione dei fatti dispiegati in cronaca deve rispettare la comune opinione formata in mesi e mesi di asfittici dibattiti e di prese di posizione tese ad esecrare quanto sta avvenendo in Medio Oriente.

Ma qui non entra l’opinione di ciascuno di noi. Non si tratta di espungere un pensiero dallo stato di cose secondo quanto rappresentato o secondo la versione ritenuta più fededegna. Si tratta invece dei una sorta di obbligo a veder riconoscere l’idea radicata a torto o a ragione. Il fatto che se ne evidenzi il torto, il fatto di porre in risalto altri aspetti di quanto precedentemente affermato o fatto credere, pone un horror dialettico. Fa saltare i giochi. La fabula nella quale ci eravamo cullati nella buona coscienza di un mondo di cattivi e un altro di buoni deve essere confermata a tutti i costi. Se trova invece la smentita c’è un tilt ideologico.

Ed è questo il gravame che la psiche delle persone dei nostri tempi paiono non sopportare. Come dire, “campare è già difficile, continuate a farci credere che tutto ciò in cui avevamo creduto è vero!”

Si tratta forse della vittoria totale dei Social. Probabilmente il Mainstream ha vinto totalmente e non ce ne eravamo accorti. Ma ha vinto soprattutto perché l’informazione libera che lavora sui fatti e si preoccupa di trasformare una miriade di eventi in fatti descrivibili è al tramonto. Forse è proprio finita.

Una fabula in cui i nostri poveri o i nostri benefattori effettivamente non lo sono non si i riesce a sopportare. E anche l’idea del cattivo per antonomasia deve restare identica a sé stessa. Troppe e tante altre cose sono in movimento. Non possiamo rinunciare alle nostre credenze.

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