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Kafka. Ora consacrato anche in un film

Forse c’è bisogno che passi un secolo dalla morte per consacrare un autore nell’Empireo della cultura universale e riconoscerlo come grande iniziatore. Un fondatore, anche in ambiti dove nessuno lo assocerebbe per correttezza analitica. E invece c’è. Il primo di questi ambiti sicuramente è la psicoanalisi. Gli altri sono i diritti fondano i diritti soggettivi in una società dove molto facilmente vengono soverchiati per necessità di sistema. L’angoscia che ne deriva, il senso di impotenza ma insieme di titanica voglia di far saltare tutto ha preso un nome che esprime perfettamente questo concetto: “kafkiano”.

Ed è per ricordare che ciascuno, anche chi non lo sa, deve qualcosa, molto, a Franz Kafka che non appaiono rituali le ripubblicazioni dei suoi testi, fino a un ripensamento della sua vita trattata in un film.

Non saranno le vicende personali a dire qualcosa di nuovo allo spettatore ma l’amicizia con Max Brod, gli stimoli a continuare nella tentazione di scrivere, di buttare su carta le proiezioni visionarie delle angosce percepibili nel suo tempo e fortemente presenti oggi, hanno il diritto di emergere ed entrare nella conoscenza comune.

Si valorizzeranno quindi le opere meno lette o passate un po’ nel dimenticatoio. In effetti è il destino di tutti gli scrittori. Però rivalutare quella descrizione di una battaglia col quale Kafka chiedeva di essere giudicato come autore all’età di ventidue anni consistono in quelle aggiunte alla piena consapevolezza della sua opera che fanno bene al lettore. La sua Praga è stata recentemente nuovamente celebrata e riportata all’opera di Kafka in un testo di Milan Kundera recentemente pubblicato in lingua italiana da Adelphi.

Sempre Adelphi ripropone Il Processo e nuovamente stampa il suo catalogo curato da Pietro Citati. C’è anche l’opera di Roberto Calasso: K. Anche Bompiani si unisce allo sforzo di ristampare e lanciare le opere.

Tra i titoli su questo che consideriamo uno degli autori più importanti del Novecento c’è: Questo è Kafka?‘ di Reiner Stach. Raffigurazioni e altre targhe alla memoria affisse a Praga si pongono come sua naturale terra di attrazione per commemorarne la memoria.

Non poteva mancare il cinema all’appuntamento, anche se questo modulo espressivo ha sbagliato diverse occasioni per la giusta laica consacrazione. Gli errori tipici sono di due tipi. Quello di esaltare in personaggi importanti della cultura mondiale, le lor res gestae proponendo eroi mai esistiti nella vita reale. L’altro, completamente opposto, consiste nell’evidenziarne miserie ed errori per dire surrettiziamente: da una vita così sfortunata emerge invece una grande personalità.

Giurano che con l’operazione filmica su Kafka – dal titolo Franz – non faranno lo stesso errore. E noi stiamo aspettando che arrivino i cento anni e la pellicola per vedere lo scrittore anche in questa prova.

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