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domenica, Marzo 23, 2025

“Volenterosi” dalla Cina … (forse)

Si intensificano i rapporti e si articolano gli interlocutori sul fronte ucraino

Ci ha lasciato George Foreman

Un protagonista, e deuteragonista del grande rivale col quale ha tenuto in tensione il mondo

Kiev è sola

Sembra un controsenso dalle cronache ma la condizione fattuale riporta al dato essenziale

I due tempi della nazionale

Fa impressione l’inanità che Spalletti ha impresso ai giocatori mentre invece dichiarava: “non dobbiamo temere nessuno perché siamo l’Italia”. Ma che vuol dire? Se bastasse il nome a valorizzare ogni azione ogni confronto perderebbe senso per tradursi come un gioco di carte.

Qualche volta sulle stelle molte altre in disfatta. Lo sport è fatto così. Il valore educativo sociale sta proprio in questo. Ma tantopiù educativo se i termini della seconda fase indicata seguono i livelli del decoro e dell’onore. L’Italia di ieri non li ha avuti. Con una compagine sempre in affanno ha cercato di limitare i danni di una squadra Roja costantemente arrembante. In definitiva a recriminare per il risultato potrebbero essere loro per aver ottenuto un solo gol e su errore difensivo che ha toccato doppiamente le palla prima di entrare in rete. E nella disfatta è stata importante la giornata in piena efficienza di Gigio Donnarumma che ci ha salvato dalla goleata. Diversamente dal portiere avversario, Simon Mendebil, scarsamente impegnato e solo dopo il gol ha visto qualche italiano nei suoi pressi brancolare per prendere la strada della sua porta.

Ma la vita, come lo sport, sono ben altra cosa. Si deve investire il campo esistenziale con la tranquillità dei propri mezzi evitando di abbracciare anticipatamente logiche del male minore.

Questa è apparsa ieri l’Italia sempre abbarbicata all’interno della propria metà campo. Come se non ci fosse proprio possibilità per un ribaltamento di fronte. Vero è che quando si prospettava veniva stroncato dalla Spagna che ha giocato col baricentro nettamente più alto evitando il solito tichi-taka. Probabilmente se l’Italia avesse provato a impostare, se si fosse gettata all’attacco, sarebbe rimasta ancora più scoperta e avrebbe preso il gol ancor prima o forse avrebbe perso in goleada. Chi può dirlo?

La naturalezza del calcio sta nella discussione e nella possibilità di prospettare una realtà possibile che non essendo materia effettuale non riesce ad esser completamente confutabile, così come non si può interamente dimostrare. Come la politica. Sono due scienze che si somigliano e infatti per questo catturano l’immaginazione delle persone.

Solo che quando danno risultanze indesiderate sono rispedite al mittente esaltando i teorici dell’azione e così fortificando il messaggio fondamentale: che tutto è possibile basta volerlo con l’immaginazione produttiva.

E ce ne vorrà molta per rialzare le condizioni di questa nazionale alla prossima sfida a Lipsia il 24 giugno con la Croazia.

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