Si assicura la sopravvivenza di una specie quando il tasso di natalità è di 2,1. – Lo dicono i modelli stocastici. (In verità siamo a un passo dal comune buon senso perché lo 0,1 è evidente serve a perpetrare la riproduzione della specie in questione superando il duale del maschio e femmina di partenza i cui primi due figli dovrebbero rappresentare la diretta continuità) –
Ebbene, secondo una ricerca pubblicata su Plos One il tasso di fecondità per garantire la continuità della specie dovrebbe superare 2,7.
Quindi, donne e uomini nei paesi sviluppati dove ci si trova ad affrontare la crisi di bassa fecondità “debbono darsi maggiormente da fare”.
Nello studio è stata analizzata la soglia di estinzione dal punto di vista del tasso di fecondità. Se si vuole evitare l’estinzione deve avere il tasso di fecondità ben maggiore di quello conosciuto.
In più le possibilità di sparire per una specifica etnia viene vede abbassata dal fatto che c’è un rapporto tra i sessi sbilanciato a favore delle donne. Questo fattore, si sostiene sempre nella ricerca, determina il fatto che il fenomeno sbilanciamento a favore delle donne in condizioni difficili consista in modo per evitare l’estinzione. Ma, sempre nei paesi sviluppati, essendo i tassi di fecondità al di sotto di questa soglia le linee familiari di quasi tutti gli individui sono destinate a estinguersi prima o poi.
Sorprende quanto sia compenetrato il problema dell’estinzione in un mondo effettivamente sovrappopolato. Il timore non detto è quello per cui a cancellarsi siano specifiche etnie. Sicuramente quelle facenti parte dei paesi cosiddetti sviluppati. Sono loro che rischiano di essere cancellati nonostante la ricchezza monetaria prodotta.