Anche la semplice successione temporale dei risultati rievoca incontri rimasti scolpiti come il famoso Italia Germania del 1970 a Mexico. La sera del 6 maggio abbiamo visto i padroni di casa sembrare voler far in un sacco la squadra rivale e il primo tempo finisce per due a zero. La ripresa si vedono i giocatori sulle gambe, campionato troppo lungo e rosa troppo corta. Il blueugrana segnano un primo e un secondo gol che riporta il tutto alla posizione di partenza per cui non sono sufficienti i fatidici novanta minuti.
Già fiaccata sulle gambe dove vuole arrivare la squadra nerazzurra? Eppure le circostanze da gol si avvicendano l’un l’altra. Portieri sempre molto impegnati, ma quello interista sembra benedetto da qualche imprimatur superiore. Non riesce però a fermare il gol che arriva al supplementare e amen. Sembra dire: “ad impossibilia nemo tenetur”.
Ma in pochi minuti arriva l’inarrivabile. L’Inter si porta in avanti nel complesso, come blocco. Il suo centrale Acerbi resiste a una carica procede in direzione della porta tira e segna. Pare che il destino abbia voluto proprio volgersi alla squadra di Milano. A questo punto pare che tutto dovrà decidersi ai rigori e già si ragiona su quelli non distrutti per batterli. Tharam è uno zombie in campo. Taremi fa il difensore e toglie qualche palla, diversamente non può e non sa. Lautaro già fuori da tempo per limiti fisici.
Ma mentre si ragiona l’Inter gioca e non rinuncia al gioco e come al solito preme collettivamente impegnando in brevi triangolazione ogni giocatore e reparto. Serie di triangolazioni, a pochi metri dal portiere Frattesi. Fa finta di tirare il difensore bluegrana di squilibra, il tiro il gol! Siamo 4 a 3.
Ancora timore e tremore per arrivare al fischio finale e poi l’impresa diventa un fatto consegnato alla Storia.
Ma ad entrare negli Annales l’impegno di questi giocatori che hanno trovato nell’Inter la loro casa, la loro famiglia e anche il loro riscatto. Mai come questa vittoria possiamo ascriverla alla collettività e al mettersi solo a disposizione dei suoi singoli componenti che mai e poi mai sono degli individui. Una vittoria che non è delle vedette, ma di un modello di un collettivo.
Consiste in un appuntamento ben andato. Difficile sapranno farci coinvolgere troppo dai clamori per disputare una finale di Champion scarichi. Ogni giorno è un appuntamento importante per tutti. Quindi per ciascuno.