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venerdì, Maggio 2, 2025

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Ricorrenze rimosse

Ci sono stati momenti di scontro sociale nella nostra Storia che non hanno trovato il favore delle rimembranze adeguate coi discorsi degli studiosi impegnati nello studio di quella fase. Sono i reduci di quelle storie ad avere l’onere di riportarle alla memoria, anche se, nel profondo, non si sentirebbe il bisogno di farlo. Il motivo di un prima tendenza all’oblio consiste alla loro attinenza a un angolo di vita personale avente con sé sofferenze e un’adolescenza assai diversa dalla spensieratezza con cui si vorrebbe ricorda quella età.

Ed è per questo che ha fatto bene il mondo della destra con Giorgia Meloni in persona (comunque la si pensi) a pronunciarsi anche lei, pur essendo facili le obiezioni per cui la massima rappresentante del governo della repubblica dovrebbe avere ben altro da preoccuparsi nelle sue dichiarazioni al paese.

Il caduto di una guerra insensata si chiama Sergio Ramelli. Oggi sono cinquanta anni dal suo assassinio. Inutile rincorrere la menzione esatta delle circostanze che fanno ancora rabbia e sono in urto a qualsiasi senso della ragione. Sergio Ramelli era considerato un giovane di destra e nella spirale delle lotte tra i due fronti – tipiche di quegli anni Settanta, esemplari della strategia della tensione, emblematiche degli Anni di Piombo – ci sia andato di mezzo qualcuno che ha pagato il prezzo troppo alto con la vita.

Sono commemorazioni, queste, che dovrebbero abbandonare però ogni senso rivendicazionista di appartenenza. Lasciare il posto, invece, alla ricostruzione storica di quegli anni e del clima di intimidazione e violenza con la quale è cresciuta una generazione. Si dirà: “non tutta”. “Ce n’erano comunque tantissimi che pensavano solo alle feste, al sei da prendere a scuola e trovare uno spazio nei rapporti con l’altro sesso”. Tutte considerazioni vere ma non debbono prendere il posto alla descrizione completa di quella fase.

Una fase in cui nella ripetizione di antagonismi che non avevano alcun senso in quegli anni, se non nella becera rivalità di quartiere o di appartenenze sociali. La guerra di Resistenza era terminata da trenta anni. Ce n’era una rapida commemorazione nella ricorrenza del 25 Aprile e poi non più. Invece veniva praticata ogni giorno nelle strade delle grandi città e nei licei.

Commemorare degnamente queste date, così come l’assassinio di tanti altri appartenenti al mondo della sinistra, deve significare invece tematizzare l’insensatezza dello scontro quando non ha motivi per essere generato da vere e oggettive condizioni storiche. Non era caduto il fascismo da poco, non uscivamo da una dittatura, non avevamo il nemico in casa …

Ricordare deve servire a correggere e rettificare per il presente. Altrimenti riacutizza uno scontro che oggi più di ieri non ha alcun senso.

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