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lunedì, Giugno 30, 2025

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Paul e la volontà di potenza

Si conclude la vicenda umana di Paul Alexander che ha vissuto dentro un polmone d’acciaio per settantadue anni. Ammalatosi da bambino di poliomielite era riuscito a salvare la vita ma al costo di dover condividere la sua esistenza alla dipendenza della macchina in grado di farlo respirare. Due giorni fa, informa la sua pagina telematica GoFundMe, se n’è andato. Il suo esempio è stato ripreso più volte dai notiziari come emblema di grade attaccamento alla vita, determinazione, volontà, voglia di esserci nonostante le condizioni disagiate. Era riuscito anche a prendere la laurea come avvocato.

In tanti anni erano riusciti a comminargli una terapia in grado di emendarlo dalla macchina ma per sole poche ore. Aveva imparato a respirare attraverso il cosiddetto frog breathing: un modo di immettere aria attraverso la gola. Così riusciva a stare per poche ore senza macchina respiratoria. E anche se la Medicina ha fatto grandi passi in avanti in termini di tecnologia messa a disposizione di casi gravi come questi, Paul sembrava oramai legato alla sua macchina dalla quale trovava conferma e assicurazione esistenziale.

Riusciva a comunicare e mandare messaggi grazie al morso con cui teneva una penna. Così era in grado anche di mandare messaggi. Ha scritto un libro: ‘’ Tre minuti per un cane ‘’. Negli ultimi anni le sue condizioni erano peggiorate.

Il pubblico americano aveva preso ad amarlo e riferirsi a lui come grande dimostrazione di legame alla vita e di volontà di potenza. Era stato ribattezzato “Polio Paul“.

Gli ultimi anni li ha passati in una struttura di Dallas. Esattamente un anno fa Guinness World Record ha parlato di lui come esempio di maggiore resistenza in un polmone d’acciaio.

Una vicenda umana che ha catturato la sensibilità di tutti in America. Un soggetto che potrebbe essere ripreso per una sceneggiatura cinematografica dal tenore originale. Hitchcock ebbe il coraggio di narrare in un racconto filmico breve la vicenda di una persona legata alla macchina per respirare che da vittima diventa carnefice (No Pain).

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