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IL 26 marzo 2025

La scena cambia perché i rapporti di forza restino così come sono perché più rassicuranti

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Un percorso ancora lungo e irto di contraddizioni

Putin e la sua apparenza

Putin sarebbe disposta ad iniziare la trattativa ma dice che in Occidente non si fida di nessuno. Con chi potrebbe trattare? Chi potrebbe ergersi da mediatore? Xi Jinping? A questo vuol arrivare il presidente russo pronto al risibile confronto elettorale?

E sul conflitto con l’Ucraina, rispondendo all’intervista televisiva Rossija 1 e all’agenzia stampa Ria Novosti dice qualcosa di sconveniente. Contraddittorio al proposito di pace a cui si riferisce. “Le armi esistono per essere usate”. Falso. Tutti sanno, e questo è il giustificativo per chi le costruisce e le acquista: le armi servono anche come dissuasore nei confronti di altri che le possiedono. Questa esibizione muscolare è del tutto insensata, se non a ripetere il solito cliché machista del paese autoritario.

Tornando alle trattative, tanto di moda nel dibattito dopo le dichiarazioni del Papa, queste debbono essere alle condizioni della Russia – ha detto sempre Putin. Quindi debbono essere le condizioni poste da un vincitore verso lo Stato sottomesso. Solo in tal modo la Russia si dice: “pronta a tenere dei negoziati sull’Ucraina, ma devono basarsi sulla realtà, sul terreno e non sui desideri derivanti dall’uso di psicofarmaci“.

Sempre Putin spiega tanta perentorietà con la logica del sospetto. Teme che l’avversario chieda una pausa solo per riorganizzarsi. (Evidenzia così anche un’insicurezza). E con queste premesse dice di “risolvere tutti i conflitti, e soprattutto questo conflitto, con mezzi pacifici”.

Ma sempre parlando di pace e di malcelata insicurezza si dichiara pronto a schierare le sue truppe ai confini con la Finlandia che con la Svezia ha il torto di essere entrate nella Nato. E dice esplicitamente: “Non mi fido di nessuno in Occidente”. Non si capisce bene quale potrebbe essere la garanzia per qualsiasi trattativa di pace. Prima dell’invasione ucraina aveva dichiarato che mai e poi mai avrebbe mosso militarmente verso un popolo che riteneva fratello. È chiaro che per Putin i sentieri del dire e del fare seguano percorsi del tutto indipendenti. E se questo è vero c’è da non prendere in considerazione nessuna delle sue dichiarazioni. Quindi potrebbe non schierare le sue truppe ai confini con la Svezia. Potrebbe non volere la pace ma desiderare costantemente la graticola della guerra che fa sudare freddo l’Occidente.

Potrebbe temere anche sé stesso quando dice invece: “non vorrei dirlo, ma non mi fido di nessuno. Abbiamo bisogno di garanzie, adeguate e credibili”.

Ma l’Ucraina potrebbe essere il fronte non esclusivo della Russia. E spiega: “Non avevamo nemmeno truppe schierate, le avevamo rimosse tutte da lì, dal confine russo-finlandese”. Come se fosse normale avere l’esercito schierato ai confini di un’altra nazione. E ancora: “Perché hanno aderito alla Nato? Questo è un passo assolutamente insensato dal punto di vista della tutela dei propri interessi nazionali. Tuttavia, spetta a loro decidere. Hanno deciso così. Noi non avevamo truppe lì, ore le schiereremo. Non c’erano sistemi d’arma, e ora appariranno“.

Pur non avendo esatta contezza della traduzione ci si sofferma sull’uso di “apparire”. Come se la decisione di muovere militarmente non sia determinata da volontà specifica (la sua) ma fosse un movimento del destino, di una nuova dimensione che arriva. Quindi, appunto, appare.

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