Aleggia un macigno sui nostri conti. O meglio, un altro. Oltre le spese per ripianare il superbonus potremmo non farcela per ultimare le procedure per arrivare alla chiusura definitiva di tutti gli accordi siglati per il PNRR. “La scadenza del 2026 è fissa”.
Lo ha detto Paolo Gentiloni in un intervento a Bruxellese durante l’evento sul Recovery. Ha poi aggiunto: “È fondamentale che in questa seconda metà gli Stati membri mantengano lo slancio e accelerino dove necessario”.
L’Ansa riporta il senso del suo intervento. “In questa prima metà della sua vita abbiamo visto i meriti del Recovery e ciò che potrebbe essere migliorato. Per molti versi, la seconda metà sarà più impegnativa. Ma non possiamo permetterci di cedere alla fatica”.
E come se si fosse invitati a una cena, dobbiamo chiederci cosa viene dopo. Un paese che si è viziato a incentivi sulla crescita, sia quelli erogati da organismi superiori che quelli seco prodotti, tipo incentivi per l’edilizia.
L’uomo che ha avuto il merito di portare queste misure a larga funzione della ripresa economica italiana senza pretendere riconoscimenti che avrebbero dato inquietudine al quadro politico interno, è preoccupato del dopo, ma anche del come agiremo in questo ultimo versante di applicazione dello strumento.
Eloquente il fatto che l’economia del nostro paese ha bisogno di stimoli che arrivino da grandi organismi pubblici, senza del quale mostra un’anchilosi sempre più preoccupante. Somiglia a quel malato legato indissolubilmente alle macchine. E anche nel campo medico ad un paziente grave di questo tipo si affronta il problema dell’emancipazione dalla macchina liberandolo dalla stessa essendo pronto a considerarne tutti gli effetti conseguenti. Quali potrebbero essere per il paese, nessuno lo sa.
Perseverare in uno stato di questo tipo conduce solo alla dipendenza assoluta dalla macchina … Dello Stato! L’esito delle libere economie sarebbe curioso si definisse in una statalizzazione generalizzata al pari della Cina di Xi Jinping.