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giovedì, Marzo 27, 2025

L’ultimo twitt

La dialettica parlamentare ridotto a colpi di X a cui non si allinea alcun /

IL 26 marzo 2025

La scena cambia perché i rapporti di forza restino così come sono perché più rassicuranti

Fine vita ma non finisce la polemica

Un percorso ancora lungo e irto di contraddizioni

IL processo alle intenzioni

L’ironia di un giornalista che non si è mai fermato davanti la prima versione ma ha sempre cercato incrollabilmente di vedere il sottobosco nel quale si determinava un fatto prima di indirizzare l’ipotesi di un nuovo centro nevralgico dal quale sarebbe scaturita la dinamica degli accadimenti. E in tutto questo un’energia inarrestabile. Il convincimento della presenza di una verità più vera della versione trasmessa ed era su quella che si doveva lavorare.

Oggi la sua vicenda è interessata a un approfondimento che potrebbe somigliare a uno dei suoi casi di cui ha dato ore e ore di testimonianza attraverso le trasmissioni televisive da lui condotte.

È morto un anno fa. Precisamente. Il 19 luglio del 2023. La versione della sua controversa malattia come causa efficiente della sua morte non convince nessuno. Non avrebbe convinto lui che sarebbe andato a scavare, magari col convincimento che c’erano tanti che avrebbero apprezzato la morte di Andrea Purgatori.

Era quello che si dice un giornalista scomodo. Col pericolo di essere maledettamente in vista nei media e di essere apprezzato. Godeva quindi di una stima illimitata per cui anche inevitabili errori nella conduzione delle sue inchieste erano creduti e diventavano argomento di conversazione.

Oggi si scrive che le cause del decesso vanno ascritte a endocardite infettiva. Sarebbe stata curabile attraverso degli antibiotici. E probabilmente sarebbe stato ancora insieme a noi. Probabilmente perché a parte la malattia al cuore Purgatori era ammalato. Però da quel malessere che i medici non hanno capito poteva essere salvato per tempo. Ma non è stato. Tutto per un errore di interpretazione diagnostica. E quel che fa spavento guarda all’ordinarietà di una malattia come la pericardite. Ci si chiede come non possa esser stato capito tutto questo.

Ci è voluta la procura di Roma per dar questa perizia. Non gli è stata mai diagnosticata ma sarebbe stata possibile debellarla. Ed ora si dovrà vedere se ci sono state disattenzioni gravi in questa diagnosi.

Ci sono state sicuramente! Ma i giudici debbono capire quando queste disattenzioni potevano essere evitate con un comportamento più attento che invece non è stato seguito. Il processo all’intenzione.

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