“La sfida del Futuro”. Il titolo che si è scelto l’Osservatorio Sanità e Salute per il convegno che organizza nel pomeriggio di mercoledì 13 novembre alla Biblioteca del Senato in piazza Capranica.
Il tema dell’AI fa scrivere fiumi di inchiostro ed ha il vantaggio che l’oggetto di cui trattasi non rettifica né puntualizza. Come se facesse parlare gli altri per poi lavorare in modo sostanziale. I campi di applicazione sono in ogni luogo si lavori con una qualsivoglia metodica.
Quello della Sanità, ma per meglio dire dovremmo specificare della cura per la salute, assume però importanza centrale.
Molta importanza ne ha – ma in definitiva poco ce ne cale – se la questione riguarda l’organizzazione delle liste di attesa, la gerarchia in sala operatoria, la gestione delle risorse per le emergenze combinate con l’ordinaria attività in sede chirurgica o in genere interventistica. Altro campo di azione il miglioramento della diagnostica per immagini e il potenziamento fattuale della tecnologia che adotta metodiche radiologiche. Tutte questioni importanti, decisive, fondamentali per la sicurezza dei sistemi di cura e anche per l’economia dell’organizzazione sanitaria con sempre maggiori difficoltà nel garantire il servizio universalistico. L’intelligenza artificiale dovrà quindi dare un grande impulso all’ottimizzazione delle cure e dei presidi sanitari veri e propri.
Fin qui siamo in un campo dove c’è solamente da ottimizzare, sperimentare, progredire. Dove invece c’è da discutere con interrogativi sui limiti preposti riguarda proprio la dimensione della diagnostica vera e propria. Se applicata in modo integrale l’algoritmo rischia di detronizzare la figura del medico e in special modo la sua facoltà intuitiva di entrare nello specifico rilevando aspetti, patologie apparentemente secondarie ma inserite invece nel percorso di spiegazione della malattia aiutano a decifrarne la fenomenologia. Forse questo sarà sempre più affidata alla certezza di una mente artificiale non coinvolta emotivamente e il cui eventuale errore non è perseguibile legalmente.
Un sollevare da ogni responsabilità. Se l’errore fosse rintracciabile nella diagnosi fornita in modo computazionale il medico avrebbe una forte liberatoria da eventuali accuse di errore.
Ma la potenza di questo grande strumento sta anche nell’aggiornare in tempo reale sul campo di possibilità che un’ipotesi remota non sia tale perché confermata sul piano statistico, quindi nella considerazione di una miriade di altri casi similari di cui precedentemente il medico non poteva essere a conoscenza.
Del resto la mente del medico in fase diagnostica ha sempre lavorato come un computer. La semiologia dei tratti patologici affioranti nella descrizione del paziente accendono nella mente del medico una miriade di possibilità il più delle volte tenute celate al malcapitato, almeno al primo dato indiziario, perché non sia per lui fattore di inquietudine. Ebbene, ora il campo delle possibilità sarà immediatamente acceso senza alcuna prova di memoria o di grande esperienza professionale.
Così facendo un medico appena laureato e un grande luminare con tanti anni di esperienza potrebbero essere alla pari. (IL condizionale è sempre d’obbligo fin quando questa dimensione non sarà una realtà acclarata).
Tanti dubbi sulla privacy. Ma non dovrebbero essercene. Il computer non è minimamente interessato al nostro nome e cognome. Semmai lo è alla biografia medica. Lui traduce tutto in dati e mette a sistema in un complessissimo combinato-disposto in grado di poter verificare la presenza di similarità nelle esperienze della Medicina.
IN tal senso la parola d’ordine deve essere, affinché questo gioco funzioni, la condivisione dei dati – similmente a quanto avvenne, tanto per intenderci, quando si arrivò al vaccino per il Covid.
Difficoltà, lusinghe, aperture a prospettive che sono già attualità, sono fronteggiate all’assise che mette insieme i più grandi specialisti di questa nuova prospettiva affinché il calcolo ponderato delle sue possibilità ci convinca a non ritenere questa la solita grande illusione che di tanto in tanto viene ammannita nei mezzi di comunicazione.