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La campionessa olimpionica Silvia Salis è stata eletta sindaco di Genova. Ha quaranta anni e finora ha rappresentato il Coni come dirigente. È stata campionessa di lancio del martello a Pechino 2008 e a Londra 2012. Ha vinto dieci titoli nazionali. Ieri ha vinto le elezioni amministrative al Comune della sua città per il massimo scranno. “Genovese di nascita e di cuore”. Consiste nella sua presentazione e il cammino fin qui tracciato “seguendo valori di impegno, determinazione e giustizia sociale” (sempre parole sue) vogliono essere il suo biglietto da visita. Ed ancora: padre, iscritto al PCI; madre, impiegata comunale. La sua una famiglia semplice. E questo forse vuole dire più del resto perché probabilmente Silvia Salis vuole dirci che lei non è una figlia della nomenclatura o dei salotti buoni, ma della gente semplice.

Con lei il centrosinistra fa risultato ma non è detto abbia veramente vinto la partita. La ragazza si è fatta da sé nei campi di sport ma gli uffici della politica e dell’amministrazione pubblica attengono ad un altro sport. Si tratta di un’attività che non si insegna se non con la pratica attiva e con l’osservazione delle res gestae di altri. Si tratta di uno sport dove bisogna alternare sapientemente mediazione ma anche ostinazione e capacità della scommessa fino al rilancio. Capacità di stare davanti al gruppo ma anche di stare dietro per controllare silentemente che il tutto funzioni. Non è semplice, non è diretto come lanciare il martello.

Il centrosinistra ha vinto orgogliosamente ma ha perso una battaglia importante. In una città progressista per eccellenza non è riuscito a far emergere un soggetto proveniente dalla sua selezione di personale ma ha attinto dalla società reale. Tra quelli che ce l’hanno fatta anche senza aiuto di partito. Si è limitato il PD a dare l’imprimatur finale. Ed ora predica insistentemente il fatto che ce la può fare anche a livello nazionale.

Ma la lezione deve ancora dimostrare di averla imparata. Nel senso che trovare una coalizione in grado di vincere contro il comune avversario, è possibile. Farlo attraverso il volto di una faccia pulita e non avente alcun peso delle congerie della politica, è altrettanto possibile al centrosinistra. Governare poi è un altro sport. Governare una città, seguire i suoi problemi e dare le soluzioni possibile è anche un obiettivo perseguibile da parte di chi arriva da estrazioni e volizione totalmente diverse.

Governare un sistema-paese con l’inevitabile affaccio al mondo al quale continuare a dire la propria, è, di nuovo, un altro sport. E questo non si improvvisa né si lancia come la bellissima “sindaca”.

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