C’è un tormentone che riguarda specificamente il mondo di sostenitori dell’Inter. Consiste nelle reazioni all’addio del suo ex allenatore Inzaghi che ha annunciato di andarsene in una squadra araba dove guadagnerà molti soldi. La sua dipartita era, in effetti, un fatto inevitabile dopo l’evidente chiusura di un ciclo. Ed il modo in cui si è chiuso doveva porre il limite ad ogni recriminazione da parte dei supporters.
Perdere con cinque gol di scarto senza impensierire mai gli avversari consiste in una debacle ingiustificabile, tantopiù in una finale di Champion: occasione unica nella vita, scommessa in cui ciascuno dà tutto. Del tutto da capire i motivi per i quali i giocatori si sono fatti trovare così spompati e intimoriti dalla situazione, pur avendo disputato appena due anni fa un’altra finale di Champion. Ma tutte queste richieste di ragioni fanno parte di una schiuma susseguente fatti stringenti. E i fatti sono quelli per cui l’Inter deve iniziare un altro ciclo. E la vicenda non può riguardare solo l’allenatore ma sicuramente coinvolgerà buona parte dei suoi componenti.
L’argomento merita qualche interesse fenomenologico perché evidenzia quanto una dimensione nella quale oggettivamente non ci sarebbe più niente da discutere perché arrivata a sua naturale consunzione, sia continuamente terra di contumelia.
Le ragioni ci sono tutte ma paiono non bastare. C’è sempre qualcosa che deve essere ribadito, qualche posizione personale da evidenziare, il giudizio specifico nei confronti dell’accaduto da sottoporre al giudizio di tutti con la sottile speranza di trovare la kantiana “universale condivisione”.
Tra questi un atteggiamento difensivo per cui si scredita profondamente chi se ne va. È un modo evidente per difendersi dal dolore determinato nella frattura, nella fine di una storia. E allora “se quello va via e non fa parte del nostro mondo deve essere perché in definitiva non ne ha mai fatto parte”.
Si ripresenta il caso dei grandi processi riguardanti la collettività che fanno parte del processo di formazione della persona finalmente meno sola in essi. Ma la scoperta di fatti come questo di Inzaghi pone la scoperta di quanto possa essere falso questo indizio. Si è soli. E da soli si decide.