8.3 C
Rome
mercoledì, Marzo 19, 2025

Addio Lucio Villari

Esce di scena un grande maestro di divulgazione ma anche di approfondimento critico

Riformare la formazione informale

Al ministero dell'istruzione ci si interroga su come deve essere la formazione nel futuro

Domani si parlano

I due grandi della Terra sono arrivati all'appuntamento in cui dovranno dare attestazione della loro rilevanza nel mondo

Automotive senza motivo

Se gli italiani sapessero! Quanto costa quella Cinquecento che ad ogni buono conto neanche guidano loro! Quanto è costata la Fiat che si sono tenuti sul groppo e sulla quale è sempre valsa la massima per cui le sorti della grande casa motoristica torinese corrispondono alle sorti dell’Italia. Sì perché consisteva nel grande vettore traino per tutto il sistema industriale italiano.

Non è così da moltissimo tempo. Ma la Fiat, o meglio i suoi eredi, si comportano così col resto del paese. Ed a ragione si parla di “resto” perché la parte che loro rappresentano è sempre più di una nazionalità indefinibile. Olandese o francese poi improvvisamente italiana quando serve. Quando cioè deve essere fatto altolà al governo di turno che non garantisce finanziamenti in varia forma.

È quello il caso in cui si lo spettro della disoccupazione incombente. E allora i soldi escono. Una storia oramai tristemente conosciuta. Quello che non si sa invece è perché con Fiat-Stellantis funziona mentre con altri comparti industriali no.

La proprietà, come vecchio stile sabaudo, non parla mai direttamente. Fa parlare i suoi portavoce. In questo caso si tratta del ceo Carlo Tavares che lamenta il mancato recapito dei sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici.

Risponde a distanza il ministro dell’industria Adolfo Urso dicendo che gli incentivi mandati dallo Stato italiano nel 2022 sono andati all’ottanta per cento all’estero. Le macchine così prodotte all’estero, con operai pagati in altro paese, non in Italia, sono state poi importate. Non si è data una mano all’industria italiana – dice in altri termini il ministro. Si è fatta beneficienza alla Stellantisi che così ha potuto produrre dove voleva piazzando i suoi prodotti al meglio e tenendo l’Italia come puro mercato e non come sede di produzione. Il nostro paese sarebbe quindi una vigna dalla quale fare il raccolto evitandoci di lavorare.

Se non si fa come dice la proprietà di Stellantis scatta il mostro della disoccupazione ed in un pianeta industria nazionale che ne ha prodotta già tanta, un’altra voragine di questo tipo è tutta da evitare. Ecco come succede che il governo di turno salta sull’attenti.

Ma non si tratta mai di una cura. Bensì di stimolazione. Qui i giochi di parola se ne potrebbero fare a iosa. Si evita per decoro. Ma anche qui bisogna stabilire la vera cifra del problema. Se si tratti di macchine che inquinano oppure di auto ancora perfettamente efficienti ma da inibire per la spinta agli acquisti e alla conferma dei volumi prodotti.

Ed è qui che si ripete il dilemma di apertura. È giusto che i problemi di Fiat-Stellantis nella storia della nostra repubblica corrispondano ai problemi degli italiani?

Non è giusto. Non sappiamo nemmeno fin quando è produttivo. Dare inverosimilmente a una fonte da cui, invece e per definizione, si dovrebbero captare risorse per innervare nuove economie. Ma non è così da tempo. Non lo è tanto più in un’economia globalizzata.

Ma per la proprietà l’Italia continua ad essere la provincia balcanizzata con le loro produzioni con le quali fare il bello e il cattivo tempo. Fin quando consentiamo di farglielo fare.

Previous article
Next article

TI POTREBBE INTERESSARE

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Seguimi anche su:

0FansLike
0FollowersFollow
0SubscribersSubscribe

Latest Articles