“Nel progetto del Ponte c’è molto più del Ponte. Non si tratta di realizzare un monumento, ma l’unione tra due sistemi stradali e ferroviari, parte fondamentale di un corridoio europeo. Il Ponte è anche un’opera del territorio e per il territorio, al quale sono destinate tutte le ricadute. Forniture, consulenze, attività professionali”.
Sono parole dette da Pietro Ciucci, amministratore della società che ha la commessa di realizzare il ponte con tutte le effettualità come gli espropri che sono il vero nodo del contendere.
Quindi, da una parte, c’è la programmazione finanziaria e manageriale. Quindi gli espropri. Dall’altra chi questi espropri li vive contro i propri interessi e quindi si mette di traverso. Ma anche l’opposizione sociale ha una divaricazione, non trova un ponte tra le parti tale da esporre una sola grande motivazione contraria. Quindi ci sono le associazioni di Villa San Giovanni e di Messina. Vero nodo del contendere si vede nell’invasione nel proprio territorio di questo ponte invasivo. Hanno abbracciato una metodica di contestazione che non guarda ai parlamentarismi. C’è il rifiuto.
E se il ponte nella sua programmazione deve essere l’infrastruttura che unisce il continente – dalla Scandinavia al Mediterraneo – questa Europa dei popoli si ritrova in danno di una sua parte.
Gli espropriati che accetteranno l’esproprio hanno avuto la promessa di un indennizzo per i beni sottratti al fine dell’opera in tempi che si annunciano ravvicinati. Chi si appella al Tar e vorrà avocare il diritto alla sua terra contro nessuna necessità di interesse pubblico dovrà attendere e di molto.
Impossibile allora non riferirsi al famoso apologo nel quale ci si ribellava alle confische dell’imperatore Federico II con la famosa frase: “c’è un giudice a Berlino!” La prova in questa grande opera pubblica sarà anche per loro. I giudici che dovranno giudicare in merito alla mole di contenziosi tra lo Stato nei panni della Società appaltatrice e il singolo che intende tutelare i suoi interessi legittimi.
E di nuovo si attesta il diaframma incolmabile tra un’ideologia di Stato che manca ed è tesa esclusivamente a perseguire interessi di parte e l’insieme degli individui-persone-cittadini che restano tali. In mancanza di un pensiero comune non riescono ad ergersi a società. Ed è così che il resto del paese lascia soli questi malcapitati cittadini.