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mercoledì, Marzo 19, 2025

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Quanto costa il ceo!

Rituale ad ogni consegna di denuncia dei redditi stilare la classifica dei politici più remunerati. In Italia. Nel mondo le notizie scivolano con meno trasparenza. Ma una chicca interessante è invece sapere quanto costa l’altra parte della barricata nelle fonti decisionali. Quelle vere. Cioè i manager di grandi organizzazioni finanziarie.

Uno dei più pagati, almeno per le notizie di cui si ha contezza nei giornali di alta economia. Si scrive che dopo appena nove mesi di insediamento abbia recepito 14,4 milioni di franchi per un anno, uguale a quattordici milioni settecentomila euro. È il ceo della Ralph Hamers, una banca svizzera. Va detto che due milioni centomila corrispondono al suo salario fisso. Gli atri arrivano come premio per la prestazione.

Si può immaginare quanti ne abbia fatti guadagnare alla banca svizzera per moltiplicare per sei il compenso fisso. Sempre quelli che se ne intendono e scrivono in materia finanziaria dicono che si tratti dell’intero compenso del resto del Consiglio di amministrazione. A loro sono andati emolumenti pari a quindici milioni duecentomila franchi. Anche i consiglieri hanno recepito di più visto che nel 2022 erano costati 12,6 milioni.

I nostri ceo guadagnano di meno. Nel mondo Intea San Paolo il ceo ha incassato quattro milioni di euro. Si è visto recapitare un pacchetto di azioni pari a 1,6 milioni. Nel mondo Unicredit, sempre il ceo ha ottenuto nove milioni settecentocinquanta milioni. In Banco Bpm si riconoscono tre milioni. Nella sfera Bper Banca, sempre il ceo nel 2022 ha ottenuto 1,15 milioni.

Il resto della lista è di questo tenore e non aggiunge alla retorica per cui dietro grandi responsabilità debbono esserci grandi compensi. Ma queste somme non sono evidentemente del tutto prestazionali. Conoscono uno zoccolo di introito in grado di consentire ai personaggi di tenere un alto profilo per dialogare coi grandi, di cui hanno quotidianità.

Ma prima di entrare nell’altra retorica degli evidenti introiti ragguardevoli recepiti dai rispettivi istituti bancari, grazie anche alle loro prestazioni, giunga una riflessione sulla modalità di gestione di tante ricchezze che, sicuramente, riguarda una sfera privata ed è recepita, come se si trattasse di uno sportivo di rango, in un periodo limitato della propria vita professionale.

Servirebbe, invece, per un capitalismo sano, di stampo veramente einaudiano e liberista, avere un tracciato di trasparenza delle direzioni prese da risorse così importanti. Non si tratta di controllo né di illiceità nel sondare cosa fa una persona coi propri soldi. Necessario invece fugare ogni sospetto relativo a impieghi illeciti e così ridare una coltre di trasparenza alla visibilità dei personaggi. Gli stessi che leggono i loro emolumenti sui giornali divenendo così notizia di tutti.

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