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IL 26 marzo 2025

La scena cambia perché i rapporti di forza restino così come sono perché più rassicuranti

Fine vita ma non finisce la polemica

Un percorso ancora lungo e irto di contraddizioni

9 maggio 1978

Il ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro, il 9 maggio del 1978, fa il paio con il 16 marzo dello stesso anno come fase di interdizione della nostra storia di repubblica libera e democratica. In quei due mesi scarsi ci fu un’interdizione delle libertà e un trauma solenne che chi abita in questo paese non pensava di vivere.

Un trauma paragonabile all’invasione dell’esercito tedesco e poi americano, oltre alle imprese della Resistenza e la fine del fascismo con le efferatezze che aveva accompagnato. Sembrava fossero lutti cicatrizzati, anche se come tali desiderosi di memoria in grado di riviverli.

L’Italia non li aveva superati, anzi riviveva la stessa drammaticità con la messa a morte degli uomini della scorta di Aldo Moro e il suo rapimento, prima, e poi con la messa a morte dello stesso Aldo Moro.

Secondo alcuni finì lì la Prima Repubblica. Secondo altri ebbe termine l’illusione di una nostra libertà piena con la capacità dell’autodeterminazione pur con le conflittualità sociali che comporta.

Un piano così efferato non poteva esser portato a termine da una banda criminale ammantata dal fine politico. Ci doveva essere per forza una regia dall’alto. Ma il constatare che non c’era, o le evidenze non lo mostravano, faceva desumere una conseguenza assai peggiore. Il nostro non era un paese ancora adeguato a gestire una democrazia consapevole di sé nella costante potenzialità del conflitto sociale.

Le “convergenze parallele”, prospettate da due diversi respiri democratici – con diverse idee dello Stato e della distribuzione delle ricchezze – avevano evidenziato la loro totale inadeguatezza a prospettare un percorso di convivenza estraneo dalla pratica del conflitto più cruento.

L’Italia doveva ricominciare da un nuovo binario dove a tracciare il percorso non potevano essere i due grandi soggetti del popolo, forti ciascuno delle rispettive differenze teoriche. Bensì la diligenza doveva imbarcare chi aveva i numeri per stare dentro e poteva gestire i problemi della crescita nel pieno rispetto del quadro internazionale in cui era inserito il nostro paese.

Ma anche questa lettura, data a posteriori, non concilia in un ottimismo finale una storia nella quale erano diversi i presupposti, quindi assai diversi i protagonisti. Si è troncato con la possibilità indicata dal corso degli eventi per trovarne un’altra regolata con una regia diversa. Sempre autodeterminata! Non esistono i Grandi Fratelli fantasticati nei soggetti letterari!

Ma una regia che meglio comprendesse il senso dei propri limiti. Possiamo dire che quel giorno è finita l’adolescenza di un popolo.

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